Spotify, la più popolare fra le piattaforme di musica in streaming, è già stata definita da molti la causa principale dell’emorragia di ascolti della radio tradizionale. La piattaforma fondata da Daniel Elk nel 2012, adesso ritorna a sferrare un nuovo attacco alla radio, attraverso il nuovo servizio Spotify DJ.
Questo servizio, che è in fase di distribuzione per ora solo negli Stati Uniti, inserisce la voce sintetica di un DJ che commenta e annuncia le canzoni di una playlist, suggerisce nuove canzoni da scoprire e, naturalmente, fa pubblicità alle nuove uscite sponsorizzate dalle grandi case discografiche, che sono anche azioniste di Spotify…
Pur essendo una voce sintetica, assomiglia parecchio ad una vera voce umana di un DJ che parla in radio, così almeno dice chi ha avuto modo di provare il servizio.
Per ora, il DJ di Spotify si limita a frasi piuttosto brevi e banali, tipo “Adesso ascoltiamo xxxxxx”, oppure “La prossima canzone è xxxxxxx”, però ogni tanto sorprende e diventa anche inquietante, quando se ne esce con cose tipo “E adesso, tre canzoni dance per cui impazzivi quando avevi 18 anni”. Alla faccia della privacy!
Diciamo che – per adesso – Spotify DJ ha poche probabilità di entrare nel cuore delle persone e sostituire la radio, però è un qualcosa su cui tutti gli editori di radio dovrebbero interrogarsi. Il punto di forza n. 1 della radio è la diretta, che permette il dialogo con gli ascoltatori.
Purtroppo, molte radio hanno perso il cuore, a favore di:
conduttori super-professionali ma che alla fine non danno nessun valore aggiunto rispetto al DJ di Spotify, anzi quest ultimo è meno fastidioso
argomenti superficiali e banali, nessuna curiosità intellettuale, esattamente come il DJ di Spotify
pubblicità invasiva
playlist identiche senza guizzi creativi, proprio come quelle proposte da Spotify
L’amore per i soldi ha sostituito l’amore per la musica…..
Salvo poche eccezioni, i conduttori sono tutti standard nel leggere le curiosità del giorno prese da TikTok o Instagram, solo argomenti superficiali per gli ascoltatori che vengono trattati come dei cerebrolesi. E forse lo siamo davvero, se dobbiamo stare ad ascoltare una coppia di conduttori che viene pure pagata per dire delle cose talmente banali e ovvie che neanche un bambino di quinta elementare.
Buona radio a tutti e, prima di pensare ai soldi, pensate ai sogni!